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L'emigrazione friulana in Romania nel XIX e XX secolo
Tiziana Tomat

Le principali pubblicazioni friulane che offrono una panoramica di ampio respiro sul tema della nostra emigrazione storica in Romania, dalla seconda metà dell’Ottocento ai primi decenni del Novecento, sono Friuli Migrante di Lodovico Zanini e Friulani fuori di casa in Croazia e Slavonia di Alessandro Vigevani. Tra le edizioni più recenti, che riguardano da vicino questo paese, vanno segnalate L’emigrazione storica dei friulani in Romania di Nicolae Luca ed Emigranti Friulani in Romania dal 1860 ad oggi. Un protagonista ritrovato Geniale Fabbro maestro costruttore di Renzo Francesconi e Paolo Tomasella.

Analizzando questi volumi, riccamente documentati da testimonianze orali e scritte, possiamo dedurre che i principali lavori dei friulani, emigrati tra Ottocento e Novecento in Romania, ricalcano i mestieri tradizionali nei quali i nostri furono lodati in molte terre: spiccano gli edili, i tagliapietre, gli scalpellini, i fornaciai e i boscaioli; anche il contributo dei mosaicisti e dei terrazzieri fu importante per la costruzione di dimore prestigiose e palazzi pubblici . Inoltre, non mancò l’apporto di manodopera agricola nelle zone rurali. Secondo l’elenco dei friulani, redatto dal Vigevani, si desume che delle molte maestranze arrivate in Romania, buona parte riuscì a diventare impresario edile o costruttore grazie, appunto, alle abilità professionali e al carattere laborioso. Nelle regioni da lui visitate - Valacchia e Moldavia, cioè il cuore della Romania storica - l’autore registra una maggioranza di friulani occidentali rispetto a quelli orientali (isontini). L’emigrazione in Romania nasce come spostamento lavorativo stagionale (o quasi), dalla primavera al tardo autunno - solitamente tra Pasqua e la festa di Ognissanti -, salvo poi trasformarsi in trasferimento definitivo, in seguito a scelte personali o per necessità contingenti legate ad alcuni periodi storici . Alla decisione di stabilirsi in Romania seguiva la “chiamata” dei parenti rimasti in Friuli o la nascita di matrimoni misti con donne del luogo. La periodica assenza da casa per molti mesi poteva creare anche qualche preoccupazione: una lettera di Vincenzo Mansutti, emigrato a Buzen (?) in Romania, mette in luce i difficili rapporti tra la sua sposa novella e la di lui famiglia, oltre naturalmente alla nostalgia di entrambi i coniugi. Nello scritto, datato 12 giugno 1892, il marito suggerisce di rispondergli presto perché non sa quanto rimarrà in quel luogo, rivelando così una predisposizione agli spostamenti comune a molti dei nostri corregionali, abituati da tempo alla ricerca di impieghi.



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