Note sull' emigrazione regionale in Sud Africa
Tiziana Tomat - Javier Grossutti

Terminata la guerra anglo-boera a cavallo tra Ottocento e Novecento, molti italiani iniziarono a dirigersi verso Città del Capo e Durban, sospinti in molti casi da quanto la stampa internazionale aveva scritto intorno alle risorse di quei lontani paesi, che avevano suscitato una lotta così aspra e sanguinosa, oltre che da voci sulla scarsità di manodopera qualificata. In quel periodo per scendere in un porto sudafricano era necessario provvedersi di un permesso di sbarco, che però non dava diritto a procedere verso l’interno del paese: per poter entrare nel Transvaal o nell’Orange, ancora sottoposti alla legge marziale, gli emigranti dovevano essere in possesso di un nuovo permesso sin dal porto di approdo. D’altro canto, il numero degli italiani che potevano ottenere di proseguire dal porto di sbarco verso la nuova colonia del Transvaal era stato limitato per ordine di Lord Milner, commissario della colonia del Capo, a otto al mese.

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